sabato 24 gennaio 2009

Parole primordiali

Ormai rischia di sfuggirci il significato di gran parte di quanto la religione esprime, perchè non prestiamo più attenzione alle parole primordiali, che per noi hanno perso molto del loro significato, al punto che lì per lì non sapremmo neppure dire QUALI SIANO queste parole primordiali.
Eppure fermiamoci un attimo a riflettere; scrutiamoci dentro, fin nelle viscere, e troveremo dei concetti-parole iperevocativi, noti a noi sin dalla prima infanzia, che con poche sillabe ci proiettano in interi mondi. Esempi:

CUORE... LUCE... TENEBRE... DIO...

Evitiamo di cadere nella banalità, che poteva venire in mente solo ad aridi filosofi anglosassoni, che prima dovremmo accordarci sul significato dato a ciascun termine. Qui non si sta ancora parlando di dialogo e confronto. Qui si sta cercando di riflettere sulla risonanza profondissima e indiscutibile che il solo udire certe parole produce in noi.

FUOCO... SANGUE... MADRE... CASA...

Non tutte le parole hanno lo stesso peso; alcune hanno una vita quasi-autonoma, potente, capace di modificare il contesto in cui sono lanciate...
Non è magia alla Harry Potter: è la potenza dell'uomo, animale che ha il LOGOS...

Gerarchie sovvertite

Ma perchè in internet le cose più recenti stanno sopra quelle originarie?
La risposta è semplice: l'urgenza dell'immediato, del recentissimo, dell'informazione idolatrata...
In questo blog non funzionerà così: l'indice dei post parte, Santo Cielo, dal primo all'ultimo.

Oh!

A che pro?

Ma a che serve un blog?
Voglio dire, può avere un'eco nel mondo reale, un'incidenza in relazioni effettive?
O non è semplicemente l'ennesima di mille increspature di questo vano e vacuo mondo virtuale?
Eppure... in cosa differisce il virtuale dal reale, nell'ambito del pensiero? Un pensiero è reale o virtuale? E' reale quando induce ad agire? Mi pare un po' riduttivo...
E la virtualità, non è essere potenziale?
Mille domande ne aprono altre mille, se uno si sofferma a pensarci...

Il primo approccio, il primo disappunto

Finalmente sedotto dal Gestell telematico, e forse forse indotto affettivamente a ciò da recenti considerazioni su internet del Papa, eccomi pronto a partire, con un salto sicuro nel vuoto del non-relato con il mio blog.
Ed ecco il primo disappunto: esiste un altro Logoskopio! Ho quindi dovuto ripiegare su un nome più specifico, e cioè Alessandro (che sarei io) più il titolo che mi sono attribuito, e cioè Logoskopio. In realtà il greco vorrebbe "logoskopos", ma in italiano "Logoskopo" è brutto, e allora eccomi come Logoskopio, cioè come Scrutatore del Logos.
Quanto al Logos, ne faremo amena conoscenza nel corso della nostra percorrenza (significato principale di logos, peraltro).